
“Capoeira è la lotta dei ballerini. È la danza dei gladiatori.
È il duello dei compagni.
È gioco, è ballo, è disputa – simbiosi perfetta di forza e ritmo, poesia e agilità.
Unica nella quale i movimenti sono comandati dalla musica e dal canto.
La sottomissione da forza al ritmo.
Da violenza alla melodia. La sublimazione dell’antagonismo.
Nella capoeira i contendenti non sono avversari, sono compagni.
Non lottano, fingono di lottare.
Cercano, genialmente, di dare una visione artistica ad un combattimento.
Al di sopra dello spirito della competizione, c’è un sentimento di bellezza.
Il capoeira è un artista e un atleta, un giocatore e un poeta”
Oggi il capoeira viene definito con vari termini: danza, arte marziale, jogo, lotta; spesso si accostano le denominazioni, come danza-arte marziale, per sottolinearne la sua caratteristica e capacità di fondere e armonizzare differenti discipline.
È danza in quanto forma di espressione corporea in cui ogni gesto è la rappresentazione di idee, sentimenti ed emozioni che vengono esteriorizzate in ogni movimento. Danza come ripetizione di gesti ancestrali, rinnovati, e quindi protezione e trasmissione delle tradizioni africane.
È lotta per la preservazione dei miti e dei riti della propria cultura, forma di resistenza alle molteplici forme della dominazione, bastione eretto in difesa della propria identità collettiva.
